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La host mum

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“Su, su mamma, datti una mossa”, fa Elena a me in collegamento skype con il Montana.

La mamma americana di mia figlia è cintura nera di karate, corre tutti i giorni non importa il tempo che fa e si allena anche in sala da pranzo con un supporto video.


Dedica il fine settimana alle grandi pulizie di casa, pota le piante, sistema la legna e fa il prato al bisogno.
E’ giovane e bella.
Si sveglia in media alle 4,30 tutte le mattine, cucina ricche colazioni e il pranzo da dare ai ragazzi a scuola.
Si lava i capelli tutti i giorni.
Imbastisce deliziose cenette che tutti insieme gustano comodamente seduti sul divano.
Lavora, è architetto.
E’ molto in sintonia con la sorella, che abita al lato opposto della strada.
Si informa sulla politica italiana, non ha un collegamento wireless in casa, ne deduco che non sta tutto il giorno a girovagare su internet come me…
E’ una mamma forte, positiva e dinamica. Anche host.
Come l’ho presa?
Ho avuto le 4 stagioni dello stato mentale. Inizialmente mi sentivo umiliata e sconfitta fino a quando non ho ragionato e capito che non c’era nessuna gara, nessuno mi aveva sfidato, non era compromessa la mia integrità morale di mamma.
Anzi.
Elena mi stava semplicemente dando una mano. Aveva visto e capito che dovevo fare di più. I figli crescono, diventano grandi e saggi. Più hanno occasioni di crescita, più ci sapranno aiutare. Non c’è niente di meglio che avere strumenti di confronto. Ed è così che una host mum può fare la differenza, è parte fondamentale del successo di una impresa importante, quale quella offerta dal programma Intercultura, perchè si offre come termine di paragone. Ti apre la sua casa e ti accoglie in famiglia. E tu cominci il gioco del perchè, fino a capire, fra le tante cose, che quella pigra di tua madre non ha scuse, che deve fare di più e meglio, per sé e per gli altri, perchè si può.
Di mamme ce n’è una sola? Vorrei rispondere senza offendere nessuno: dipende!
Le giornate senza la mia ragazza sono passate in un baleno, mai un lamento, un pianto un pensiero triste da parte di Elena. A fine giugno torna e ammetto che muoio dalla voglia di rivederla. Sto crollando a un passo dal traguardo, come un maratoneta all’ultimo giro di campo.
Su su, Mannu, datti una mossa!
Reagisci, resisti, combatti! 🙂

foto: dipinto su carta  “Madonna con bambino” di Simone Ferrarini

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